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Crampi alla lingua

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29 Sep 2010

Per la prima volta mi trovo a scrivere in Italiano in questo blog. Contando che vorrei affrontare l’argomento della guerra, se così la si può chiamare, tra l’Italiano e l’Inglese, mi sembra anche appropriato.

Tutto parte da un interessante blog post che cerca di mettere in luce le insidie di una politica aggressiva di apprendimento dell’Inglese, a scapito di un sempre più bistrattato Italiano: l’eliminazione del doppiaggio dalle TV di stato e balzi in avanti maoisti nell’inglese a scuola. Vengono affrontati argomenti che mi stanno a cuore tanto da giustificare un intero post e non un semplice commento a margine.

Vediamo un po’.

Il motto "vietato doppiare!" in uso in paesi come l'Olanda [...] ha procurato un arretramento dell'olandese e dello svedese in tutti gli ambiti, non solo quelli formali, al punto che uno straniero può vivere lì senza mai imparare una parola di olandese

Da emigrato proprio in Olanda, confermo l’avanzamento dell’inglese in questa nazione, tanto da spingere a dichiarazioni pubbliche alcune cariche dello stato (ahimé, ho perso il link, vi dovrete fidare) per limitare allo stretto necessario campagne pubblicitarie in inglese, in nome della conservazione della lingua. Badate bene, è un Paese dove un anziano di estrema periferia può essere in grado di comunicare nella lingua d’Albione. Una situazione che, nella più rosea delle previsioni, l’Italia riuscirà a raggiungere tra mezzo secolo.

Epperò devo anche dire che al momento il Nederlandese non vive nessun tipo di relegazione, anche e soprattutto sul posto di lavoro, dove chi non vive di IT come il sottoscritto può avere discrete difficoltà a trovare un impiego.

Ma andiamo avanti.

se [si] prova a parlare nella loro lingua, loro gli rispondono in inglese. Se a un turista occasionale questa situazione può indubbiamente essere utile, per un residente può creare un apartheid linguistico, al punto tale che uno straniero non riuscirà mai ad integrarsi veramente nel tessuto sociale del luogo

Di nuovo, concordo pienamente. La quasi totalità della mia rete di amicizie in Olanda é fatta di italiani ed immigrati di varie nazioni. “Apartheid” é di origine Olandese, e ben si presta ad esprimere il concetto di come l’uomo sia tendenzialmente impermeabile ad avvicinamenti alla sfera privata da parte di chi non parla la sua lingua. é un dato di fatto a cui mi sono ormai rassegnato.

La soluzione è una ed una soltanto: emigrare in un altro paese comporta anche la necessità di impararne la lingua. E l’Olanda è anche molto ben disposta ad insegnare la propria lingua e cultura agli immigrati, con corsi offerti a costi ridicoli. Di fatto, la maggior parte degli immigrati in Olanda ricade in fasce di reddito medio basse, con altrettanto bassi livelli di scolarizzazione, e con una penetrazione del Nederlandese molto forte.

Siamo ormai in chiusura.

Andrà a finire che faremo una cosa all'italiana, [...] parleremo un orrido spaghetti English pensando di essere molto bravi finché non ci scontreremo contro la dura realtà [...]. Ma in quel momento, sarà troppo tardi per svegliarsi.

Essendo il discorso imperniato in particolare sul doppiaggio dei film, non mi trovo assolutamente d’accordo con le conclusioni. Ho sempre sostenuto che il doppiaggio dei prodotti televisivi o cinematografici in italiano sia un’enorme deficit nel nostro apprendimento dell’inglese, basti guardare Portogallo e Spagna: in Portogallo, dove il doppiaggio non avviene, si parla mediamente un buon inglese, e basta passare il confine di pochi centimetri per approdare in una Spagna completamente estranea al concetto stesso di inglese.

Sono assolutamente d’accordo nel sostenere che la cultura e la lingua italiane debbano avere il primato, debbano essere sostenute e che navighino attualmente in cattive acque, ma questa situazione é già davanti ai nostri occhi anche senza la presenza dell’inglese in TV. Ai giorni nostri l’inglese é uno strumento fondamentale, che l’italiano medio non riesce ad acquisire in maniera tale da poterlo sfruttare a proprio vantaggio. Tutt’al più può sperare di dare le indicazioni ad un turista approdato in terra italica.

Io mi sento di ribaltare il punto di vista: non si può far si che un colpevole disinteresse per la lingua italiana vada a scapito degli interventi che possono migliorare l’apprendimento dell’inglese.


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